Siena
Il Palio, anima e storia di Siena
Il Palio di Siena
Anima e Storia
Da aretina che ha sempre guardato il Palio di Siena in televisione, perché in famiglia eravamo prima di tutto “toscani”, mi sono ritrovata, un giorno, a viverlo di persona.
A prima vista può lasciare perplesso o divertito lo spettatore “ignorante” che assiste al tutto la prima volta.
Io mi ci sono avvicinata in punta di piedi scoprendo che non è una rievocazione storica, non una manifestazione, non una semplice corsa di cavalli, né tantomeno uno spettacolo (tutto è vero).
È l’essenza della vita stessa, vissuto dai senesi durante tutto l’anno.
Atavico senso di appartenenza (le Contrade), passioni, rivalità, accordi segreti, vendette, paganità mista a sacralità, coraggio, odio, egoismo e gentilezza si intrecciano in modo del tutto spontaneo ed autentico, senza repressioni di sorta.
Il Palio è il cavallo, coccolato, portato in chiesa per la benedizione con l’esortazione di “andare e tornare vincitore”.
Il Palio è la gente che vive il resto dell’anno nell’attesa di quei giorni, rafforzando i vincoli attraverso gli innumerevoli eventi organizzati dalla Contrada.
Poi c’è il giorno fatidico: il battere degli zoccoli dei cavalli nell’Entrone di Palazzo Pubblico. Il silenzio irreale che precede la consegna della busta che contiene l’ordine di partenza ai canapi al mossiere.
Il nervosismo della partenza e quei due minuti scarsi dei 3 giri di Piazza del Campo, adrenalinici, dove tutto può succedere.
Difficile spiegare la “follia sana” del Palio a parole: bisogna viverlo.
La sintesi più bella è nascosta, secondo me, nelle parole di Tripolino, storico fantino:
“Del Palio mi è rimasto un taglio nell’anima a forma di sorriso”.
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