Arezzo
Camaldoli
Camaldoli: monaci e foreste
Spiritualità e natura
Camaldoli identifica non solo uno dei fari di spiritualità del Casentino, ma anche una Riserva Naturale biogenetica all’interno del Parco delle Foreste Casentinesi.
Questo straordinario contesto naturalistico fu creato proprio dai monaci camaldolesi che impiantarono progressivamente le foreste di abete bianco, albero a cui loro stessi erano tenuti ad ispirarsi e che seppero gestire sapientemente per circa otto secoli. Connessi in primo luogo con la natura, oltre che con Dio, come arrivarono qui questi monaci di bianco vestiti?
Fu Romualdo, nobile ravennate, a fondare la prima comunità monastica nel 1012, anche se molto probabilmente la fondazione vera e propria avvenne intorno al 1023. Solo in questo anno, infatti, il vescovo aretino Teodaldo che ne autorizzò l’istituzione, è documentato a capo della diocesi di Arezzo.
Romualdo era divenuto monaco nel monastero di Sant’Apollinare in Classe, da cui ben presto si allontanò, insoddisfatto della vita che vi si conduceva.
Da Venezia, dove si trasferì in un primo momento, giunse a Cuxa, nei Pirenei, seguendo l’abate del famoso monastero locale di San Michele. Dopo 10 anni di feconda vita “eremitica” tornò in Italia, dove iniziò una serie di peregrinazioni, fondando o riformando vari cenobiti.
Solo nel 1023, spinto forse dal vescovo di Arezzo, Romualdo fondò un piccolo oratorio e cinque piccole celle, in Casentino, in località Campo Amabile. Successivamente un piccolo ospizio si aggiunse al complesso, in seguito trasformato in vero e proprio monastero. La casa madre di quello che venne riconosciuto come il nuovo ordine benedettino dei camaldolesi si poteva dir nata!
Sebbene i monaci continuino a vivere in clausura presso il silenzioso Eremo, è possibile comunque visitare la cella di San Romualdo. Questa non solo ricalca lo schema delle altre celle, ma ha anche naturalmente un alto valore storico-spirituale.
In basso, l’austero Monastero è il luogo dove i monaci fanno esperienza di vita comune, fornendo anche ospitalità. Interessante la visita all’Antica Farmacia, che forniva le medicine necessarie sia alla cura dei monaci che degli ospiti e delle comunità circostanti.
Infine, la Chiesa barocca dedicata ai Santi Donato e Ilariano, è un’ottima occasione per conoscere le opere giovanili di quel Giorgio Vasari, che sarebbe divenuto artista di fiducia di Cosimo I de’ Medici.
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